Giovedì 5 ottobre | Il racconto del secondo giorno di Flm 2017

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Ott

Giovedì 5 ottobre | Il racconto del secondo giorno di Flm 2017

È giovedì, secondo giorno del Festival delle Letterature Migranti. Oggi abbiamo iniziato la giornata parlando di nuovo di traduzione; lo abbiamo fatto con Daniele Petruccioli e Alessandro Di Maio, che si sono confrontati sulle letterature postcoloniali. Particolare attenzione è stata tributata alle strategie per cogliere le specificità linguistiche e sociali e alla necessità di conoscere la cultura di riferimento e le tradizioni di fondo sottese al testo da tradurre, per portare avanti una narrazione coerente nella lingua di arrivo. Nel pomeriggio Petruccioli è stato di nuovo con noi, per un incontro dal grande successo di pubblico: e qui, tra consigli e suggerimenti per i giovani che si avvicinano alla traduzione, c’è stato spazio anche per una considerazione: che l’interprete non deve riverberare l’opera, ma l’effetto che essa ha sul pubblico.

“Al centro c’è la libertà di migrare: scegliere se rimanere nella propria città natale o se cambiare vita significa scegliere il proprio destino”. Su questo abbiamo riflettuto con Valerio Calzolaio, Salvatore Cavaleri e Flore Murard Yovanovitch; quest’ultima ha chiosato notando che il migrante è visto sempre come un peso e mai come una risorsa: situazione assurda, dato che siamo tutti migranti.

“Buttitta è stato più di chiunque altro uno straordinario ricercatore dell’uomo e dell’umano, che ha saputo unire più mondi racchiusi all’interno del contesto siciliano scardinando i confini delle appartenenze, andando oltre le differenze socio-culturali”. Al Museo Internazionale delle Marionette A. Pasqualino, a pochi mesi dalla sua scomparsa, abbiamo ricordato il più grande antropologo siciliano.

Mentre il Museo Salinas, tra testimonianze, proeizioni, danze e canti, tributava omaggio al popolo Tamil e ricordava il genocidio a cui è sottoposto, all’Archivio storico comunale Mia Lecomte, in un incontro emozionante e intimo, ha parlato di sé, mamma, moglie e figlia, nelle sue poesie, attraverso l’alternanza di toni sommessi e forti. Abbiamo parlato di relazioni interrotte, personali e sentimentali, in una costante ricerca di completezza che non è mai raggiungibile, ma a cui si avvicina con la scrittura.

Il pomeriggio continuava: siamo stati al Caffè del Teatro Massimo per ripercorrere il processo creativo alla base di Lingua di cane, spettacolo teatrale che ieri sera ha animato il Teatro Biondo. Intanto, Irene Chias e Elisabetta Jankovic parlavano di scrittura al femminile e di quanto possa sembrare destabilizzante ma sia profondamente vero affermare che tutte le coppie sono miste.

Un altro doppio incontro al femminile ha coinvolto Anilda Ibrahimi e Francesca Melandri; e mentre la prima ha affermato che nelle sue storie i punti fermi rimangono la fuga, l’identità e la grande storia che prende in giro i piccoli destini e le piccole esistenze, per la seconda il dato storico legato al colonialismo è di incontrovertibile importanza nell’analisi delle migrazioni attuali.

I rappresentanti delle grandi religioni monoteiste si sono confrontati alla libreria Paoline: ed è stato evidente come siano molto più numerosi i punti in comune tra persone che professano fedi diverse rispetto a moderati ed estremisti dello stesso credo religioso.

Due ore appassionanti al teatro Garibaldi: dopo la proiezione in anteprima mondiale di Calais Children: a case to answer la regista Sue Clayton, che lo scorso anno non ha potuto partecipare al nostro festival, si è confrontata con il pubblico sulla straziante questione dei minori non accompagnati rimpallati tra Gran Bretagna e Francia.
Caleidoscopica e magica è la Palermo narrata da Ruska Jorjoliani e Alexander auf der Hayde, palermitani d’adozione.

“Tendondo a convincerci che le guerre siano conflitti irrimediabili: ma viste da dentro, non sono poi così complicate”: un incontro ad alto impatto emotivo quello con Shady Hamadi e Francesca Borri, che hanno parlato di Paesi lacerati dai bombardamenti e dell’incapacità degli occidentali nel rapportarsi con la Siria.

Doppio appuntamento per un’emozione che si rinnova: Ramin Bahrami ha regalato agli studenti del Conservatorio l’onore di assistere alle sue prove, in vista dell’attesissimo concerto delle 21 in cui ha incantato il pubblico con le note immortali di Bach, prototipo per lui di compositore migrante.

Anche la giornata di oggi si è conclusa a piazza Bellini, che si ripropone come centro focale della manifestazione; un fuoco di fila di eventi ha animato la piazza, gremita di persone: abbiamo iniziato con Cristina Coltelli e il suo suggestivo Coriolano, abbiamo proseguito con un monumento vivente all’arte fotografica, Letizia Battaglia, una vita dietro l’obiettivo per regalarci gli scatti che meglio hanno descritto la nostra città. In chiusura, la musica sfrenata dei Booku ndal.

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