Flm visto da IoStudio News: riflessioni sul concetto di periferia

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10
Ott

Flm visto da IoStudio News: riflessioni sul concetto di periferia

Di Valeria Cannizzaro

La quinta e ultima giornata del Festival delle letterature migranti si è aperta con l’incontro “Zona espansione Nord: la città e il suo fantasma” presso l’Archivio storico comunale.

La riflessione è partita ponendo l’attenzione sul concetto di periferia che, secondo Salvatore Cavaleri, possiede degli stereotipi maggiori rispetto a quelli legati alle tematiche dell’immigrazione. È possibile rintracciare delle analogie fra gli immigrati di seconda generazione e gli abitanti delle periferie, poiché in entrambi i casi è possibile applicare una chiave di lettura post-coloniale. L’immigrato di seconda generazione ha una forte identità con la sua terra di origine, mentre l’abitante della periferia ha una forte identificazione con il suo quartiere di appartenenza. Si delinea così un nesso fra periferia e frontiera che è rappresentato dal margine. Esso tradizionalmente rappresenta il punto fondamentale per capire e delineare il centro, ma sarebbe opportuno effettuare una variazione di tendenza: non bisogna capire una città partendo dal centro ma dalla sua periferia. Non capiamo se la casa è pulita guardando il tappetto ma guardando sotto di esso.

Quando parliamo di “città e il suo fantasma”, non dobbiamo pensare che il fantasma sia la periferia bensì il centro. Le periferie hanno tratti distintivi, mentre i centri sono omogenizzati. Ecco perché diventa fondamentale decifrare la città dai suoi conflitti periferici. L’incontro si è concentrato su una riflessione sul quartiere dello Zen che, a volte, viene visto come estraneo alla città. In realtà, lo Zen non è qualcosa a parte, ma può essere la cristallizzazione di alcuni conflitti che riguardano la città. Nella seconda parte dell’incontro la parola è stata affidata a Grazia Bucca, affermata fotografa del sociale, che ha raccontato un momento di conflitto dello Zen avvenuto nel 2010, anno in cui alcune case erano state occupate prima ancora della loro ultimazione in quello che è stato poi chiamato Insula 3. Il 2010 è stato l’anno degli sgomberi, del conflitto, della presenza delle forze di ordine. Il lavoro della fotografa è iniziato proprio in quel periodo, muovendosi tra la gente del posto per cercare di capire la vera motivazione di quegli occupanti che avevano soltanto un desiderio: avere una casa. Oggi l’amministrazione comunale ha cambiato il nome del quartiere in San Filippo Neri ma questo non ha cambiato le cose. Anche se il quartiere noto come Zen 2 è stato coinvolto nel progetto Piano City, nulla è cambiato. Lo Zen rimane nascosto. L’incontro si è concluso con un messaggio di speranza invitando tutti noi a non stigmatizzare né a restare passivi. Ci vuole soltanto più impegno nel sociale.

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