Sezioni

Il Festival delle Letterature Migranti si pone l’obiettivo di indagare, nella maniera più varia e inclusiva, il contemporaneo. Per farlo, abbiamo scelto di articolare il programma in sezioni che compongano uno sguardo a 360° sul mondo che ci circonda.

Le letterature

Il calendario di eventi del Festival delle Letterature Migranti sarà ricco di incontri e dibattiti cui prenderanno parte 50 autori e altrettanti discussant (una comunità, questi ultimi, di autori, critici, docenti, esperti e giornalisti palermitani o a Palermo residenti). 
Il programma, redatto da un comitato guidato da Davide Camarrone, direttore del Festival, giornalista e scrittore, e Giorgio Vasta, scrittore e docente, e suddiviso in sezioni tematiche, costituisce una sorta di guida al Contemporaneo, di canone, di cifrario per l’interpretazione del tempo convulso che stiamo vivendo: percorso da migrazioni di popoli e di culture, sconvolto da un’emergenza ambientale e da crisi e conflitti.

Alfabeti
Ciò che ci accade intorno è sempre più complesso, molteplice e sfuggente. E se anche il racconto giornalistico ci mette a disposizione una certa quantità di informazioni, dandoci così la sensazione di sapere cosa effettivamente succede, al cospetto dell’ambiguità del contemporaneo a imporsi è il disorientamento. Provare a decifrare il nostro presente è allora un impegno e una responsabilità. Alfabeti è una sezione in cui ogni incontro, ragionando in chiave letteraria, geografica, politica e sociale, vuole fornire una serie di coordinate utili a una messa a fuoco del tempo che stiamo vivendo.
 
Lost (and Found) in Translation
L’esperienza migrante determina in modo naturale una riflessione sul linguaggio. Perché insieme ai corpi viaggiano anche le parole: durante il viaggio alcune si perdono mentre altre, fino ad allora sconosciute, compaiono per la prima volta. In questa sezione ogni incontro riflette sul valore fondamentale della traduzione e della mediazione culturale. Sulla loro funzione, che è letteraria ed è etica: fabbricare un ponte di corda tra mondi diversi. Nella coscienza che tradurre vuol dire perdere e trovare, non coincidere ma avvicinarsi, e che la distanza che permane non è un’anomalia ma il luogo in cui l’umano si rivela.

Palermo a Pezzi
Diciamo «Palermo» e, come accade tutte le volte in cui nominiamo l’origine o un luogo al quale siamo legati, stiamo parlando allo stesso tempo di uno spazio reale e di un fantasma. Ogni palermitano – che lo sia da generazioni o da qualche mese – ha la sua città (spazio e fantasma), di solito perché quel pezzo di città coincide con la sua infanzia o perché è il quartiere in cui vive o che percorre tutti i giorni. In questa sezione si costruirà, un incontro dopo l’altro, «un pezzo» dopo l’altro – e utilizzando memoria personale, foto, mappe, cartoline, immaginazione – il racconto eterogeneo e necessariamente parziale di uno spazio (e del suo fantasma) complesso e inesauribile come Palermo

Terre perse
Terre perse è una citazione multipla, con la memoria alle Cere perse di Gesualdo Bufalino, e a quella tecnica di lavorazione dei metalli che procede per sottrazione; alla terra narrata da Émile Zola e Giovanni Verga, e alle terre come colori naturali, non riproducibili artificialmente: non nello spessore, nella grana, nei riflessi. Terre perse potrebbero essere, poi, certi scenari naturali che stingono come fossero dei vecchi colori: luoghi che smarriscono la loro storia e spingono alla fuga verso delle nuove storie, delle nuove identità, e in quelli, stilizzando personaggi fuori dal tempo. La sezione Terre perse dice di un rimpianto e di un esodo, di una storia e di una smemoratezza.

Meticciati
Siamo meticci. Lo siamo per struttura e per istinto. Meticcia è la nostra origine, meticcio è ciò verso cui muoviamo. A partire da questa constatazione, che vede nell’ibridazione non un’improvvisa anomalia ma una condizione naturale, in questa sezione si riflette sull’esperienza concreta della mescolanza – della miscela, del miscuglio, del crossing-over – che si esprime nella letteratura, nella musica, nel cinema, nel racconto giornalistico, nella relazione tra uomo e macchina, tra uomo e mondo vegetale, negli incroci tra fotografia e scrittura. Un itinerario naturalmente impuro all’interno del nostro essere umani.

Come stare al mondo
Stare al mondo – lo sappiamo – non ha nulla di scontato, tanto che ogni giorno cerchiamo di capire come si fa. Perché – essendo il mondo qualcosa che sta tra l’enigma e il mistero – ciò che ci è toccato in sorte è di confrontarci col groviglio e di conoscerlo per farne qualcosa di buono. Questa sezione ospita gli interventi di chi tramite la scrittura narrativa, il saggio o il reportage giornalistico ha raccontato il groviglio delle migrazioni, della politica, dell’economia, della libertà e dei diritti, descrivendo cos’è la paura e cos’è il coraggio, e individuando nelle parole uno tra i modi più profondamente umano di stare al mondo.

Dialoghi
Nella letteratura possibile del quotidiano, i Dialoghi sul profondissimo cambiamento del nostro tempo costituiscono un genere essenziale. Confrontarsi sulla convivenza e l’interazione tra culture differenti, sulla formazione di una cittadinanza matura e consapevole, sulla contaminazione dei linguaggi e delle narrazioni, sulle modalità dell’informazione e sul cambiamento delle città: dei luoghi, dei punti di vista e delle rifrazioni attraverso le quali le città si costituiscono quali filtri per la decifrazione del reale. Nel fiume del cambiamento, i Dialoghi assicurano le condizioni essenziali alla comprensione del Contemporaneo: la migrazione delle conoscenze e la condivisione del giudizio.

Palinsesto Musica

Il programma del Festival delle Letterature Migranti prevede la realizzazione di un progetto musicale ideato da Dario Oliveri e Davide Camarrone, che si avvale della collaborazione del Teatro Massimo di Palermo, del Conservatorio di Musica “Vincenzo Bellini”, della Fondazione Sicilia a Palazzo Branciforte. Il progetto ruota intorno alla presenza del pianista iraniano Ramin Bahrami (Theheran 1976), artista che concepisce la musica come linguaggio senza confini e che ha descritto la figura di Johann Sebastian Bach come quella di un “grande viaggiatore”, capace di far migrare verso le sue opere i ritmi, le melodie, i linguaggi di popoli e tradizioni lontanissimi fra di loro.
Attraverso le parole di Ramin Bahrami, la musica di Bach diviene lo specchio di un mondo ideale, «dove l’Oriente e l’Occidente si amano e si divertono insieme, dove il nero fa l’amore con il bianco, dove il tedesco si innamora del ritmo siciliano, dove tutto è al servizio della perfezione e della bellezza».

Variazioni e fughe
Come nelle forme musicali della classica occidentale, la musica contemporanea globale esprime e racconta una moltitudine di linee di fuga e le infinite variazioni dei possibili incontri e fratture che collegano le diverse culture e i processi dinamici delle tradizioni. In questa sezione che accoglie sia interpreti in fuga che forme diverse di meticciato sonoro, il quadro è molto ampio. Dai dialoghi mediterranei, al botta e risposta tra Africa ed Americhe che irradia la cultura pop di tutto il mondo, al più classico dei classici europei interpretato da un artista iraniano, il gioco di differenze e ripetizioni della musica è lo stesso della vita.

Palinsesto Arti Visive

Dopo l’apertura alle arti visive della seconda edizione, il Festival delle Letterature Migranti riprende il dialogo con l’arte contemporanea con l’urgenza che parole e visioni si intreccino.
Una regia unica declinerà il palinsesto lungo luoghi, azioni e intenzioni capaci di rafforzare la riflessione sull’esperienza complessa delle migrazioni. Sono in programma mostre e percorsi intrecciati ad esposizioni pre-esistenti.
Il festival lavorerà su diversi luoghi e in collaborazione con istituzioni culturali cittadine: dal Museo archeologico A. Salinas alla Gam – Galleria d’Arte Moderna di Palermo, fino al Palazzo Branciforte della Fondazione Sicilia, al Palazzo Chiaramonte Steri, sede del Rettorato universitario di Palermo e all’Accademia di Belle Arti di Palermo.
Alcuni progetti saranno realizzati in collaborazione con l’agenzia editrice Contrasto e con la Fondazione Merz di Torino.

Teatro e Cine Doc

La quarta sezione del programma sarà quella del teatro e del cine-documentario.
Nel calendario di eventi del festival sono previste attività teatrali, in collaborazione con il Teatro Biondo e con il Festival Teatro Bastardo di Palermo, e incontri dedicati al cinema documentario, sviluppati grazie alla collaborazione con il Sicilia Queer Filmfest di Palermo.