elettronica



Gli autori

Marco Betta

Marco Betta (Enna 1964) ha composto opere per il teatro musicale, per il cinema, il teatro di prosa, e lavori di musica sinfonica e da camera. Le sue composizioni sono pubblicate da Ricordi e dalla Casa Musicale Sonzogno. Grazie ad Eliodoro Sollima intraprende gli studi di composizione e sotto la sua guida, si diploma al Conservatorio di Palermo. In seguito frequenta i corsi di perfezionamento tenuti a Firenze da Armando Gentilucci ed a Città di Castello da Salvatore Sciarrino. Dal 1994 fino al 2002 ha ricoperto l’incarico di Direttore Artistico del Teatro Massimo di Palermo. Insegna Composizione al Conservatorio “Alessandro Scarlatti” di Palermo e Teoria della colonna sonora alla Luiss Creative Business Center a Roma. È Accademico Effettivo di Santa Cecilia.
Come compositore esordisce nel 1982 al Festival Spazio Musica di Cagliari. Tra i suoi lavori si ricordano le opere teatrali Sabaoth e Sammael (1995) su testo di Giovanni Carli Ballola; Bellini, ultime luci (1996) e Notte per me luminosa (2016) su testo di Dario Oliveri; Averroè (1999) su testo di Daniele Martin, Nevebianca (2001) su testo di Giovanni Maniscalco Basile; Il fantasma nella cabina (2002), Il mistero del finto cantante e Che  fine ha fatto la piccola Irene? (2003) su testo di Andrea Camilleri e libretto di Rocco Mortelliti; Sette storie per lasciare il mondo (2006) e Il quadro nero (2015) su soggetto e testo Roberto Andò; Natura viva su testo di Ruggero Cappuccio (2010). Inoltre ha scritto le musiche per i film Maria Montessori (2006), Le cose che restano (2010) di Gianluca Tavarelli, Paolo Borsellino essendo stato (2016) di Ruggero Cappuccio, Veleni (2017) di Nadia Baldi, Viva la libertà (2013) e Una storia senza nome (2018) di Roberto Andò.

Canone Terra / Canone Piante
Due canoni in relazione, due variazioni sovrapponibili, in contrappunto, in dialogo. Una narrazione in due parti per raccontare un possibile canto segreto della natura. m.b.

Side A - Canone terra (2020)* / durata: 5’27”

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Side B - Canone piante (2020)* / durata: 5’27”

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Marco Cappelli

Marco Cappelli è nato a Napoli e ha studiato chitarra classica con Oscar Ghiglia alla Musik-Akademie di Basilea. Sin dalla metà degli anni Novanta è stato protagonista di un percorso artistico che si dispiega dall’esecuzione di musica scritta alla pratica dell’improvvisazione, attraversando i confini tra generi musicali. Nel corso degli anni ha collaborato anche con Avi Avital, Anthony Coleman, Franco Piersanti, Enrico Rava, Marc Ribot, Adam Rudolph, Raiz, Elliott Sharp, Giovanni Sollima, Markus Stockhausen e Cristina Zavalloni. Nel 2018 ha preso parte, insieme con Giulia Tagliavia, Marco Betta e Domenico Sciajno al progetto INTOLERANCE, incentrato sulla sonorizzazione dal vivo del film di David W. Griffith e prodotto dal Festival delle Letterature Migranti. Attivo anche nell’ambito teatrale e cinematografico, ha ideato un progetto di animazione del fumetto di Art Spiegelman In The Shadow of No Tower, realizzato in collaborazione con John Turturro. Da alcuni anni a questa parte Marco Cappelli divide il suo tempo fra Palermo (dove insegna chitarra classica al Conservatorio “Alessandro Scarlatti”) e New York.

My Father / New Music Etude #1
My Father è un brano ripescato da una registrazione che risale a circa vent’anni fa e mai pubblicata, scritto ed eseguito a quattro mani con il chitarrista e compositore napoletano Alberto Falco (1967-2020). È parte di una suite intitolata Il Cappello del Falco. Si tratta dunque di una “prima” a tutti gli effetti, dedicata ad Alberto, che ci ha lasciato nel luglio scorso a causa di una storia incredibile, assurta al triste onore delle cronache con articoli su tutti i giornali. Ci piace ricordare Alberto per la sua amicizia e per la sua genialità di musicista, che si può apprezzare con l’ascolto di questo brano e di tante altre tracce musicali che fortunatamente ha lasciato nei suoi dischi e nella memoria di coloro che hanno avuto la fortuna di ascoltarlo in concerto. Non sarebbe giusto togliere spazio al ricordo di una vita straordinaria partendo dalla fine… Tuttavia l’assurdità e l’ingiustizia dell’epilogo compongono purtroppo una di quelle storie che vanno gridate forte, perché tutti la possano ascoltare. Ecco perché a Napoli un gruppo di persone – amici, musicisti e liberi cittadini – ha costituito il Comitato “Cure Negate Alberto Falco”, che ha bisogno del sostegno di tutti.
Per info e sottoscrizioni: Comitato Cure Negate Alberto Falco.

LA STORIA DI ALBERTO
Alberto Falco (1967-2020) era un compositore e chitarrista di jazz, con un passato da liutaio, un grande talento per la fotografia e una forte presenza scenica che lo ha portato ad avere esperienze di teatro.

Per molti è stato anche un amico, e per i suoi familiari – che in questo momento stanno provando faticosamente a fare i conti con la sua scomparsa – è stato un padre, un marito o un compagno, un fratello, un figlio.
È quindi difficile raccontare la sua storia, oggi. Perché la sua è una storia dolorosa.

Alberto, da un anno, lottava contro un linfoma non-Hodgkin. Non è il più rassicurante dei linfomi, è giusto dirlo subito. Ma è una patologia contro la quale, con forza, si può provare a lottare. Ed è questo che Alberto stava facendo.
Ad Aprile, in seguito ad alcuni sintomi sospetti, Alberto è andato in ospedale d’urgenza. Una tac ha rilevato una lesione, possibile recidiva del linfoma, da approfondire. E di qui inizia quella che alcuni hanno chiamato calvario, altri Odissea.
Recandosi all’ ospedale Cardarelli di Napoli, Alberto contrae in reparto il corona virus per il quale ci si chiedeva di stare a casa. Dovevamo proteggere i corpi deboli, gli anziani, le persone immunodepresse. Alberto purtroppo in ospedale non è stato protetto. Da lì, è stato trasferito nei container del Covid Center dell’Ospedale del Mare, “fiore all’occhiello” della spesa milionaria della Regione Campania.
Lì, per 50 giorni, ha atteso la biopsia per cui si era recato in ospedale.
Dopo, ha atteso ancora quasi un mese che gli venissero garantite le cure per il linfoma del quale si era accertata la natura. Questo però non è avvenuto, il che lo ha portato inesorabilmente alla morte.

Sin dal primo momento, la nostra battaglia per Alberto è stata una battaglia per il diritto alla cura. Abbiamo difeso strenuamente il diritto di un amico ma anche, più in generale, il diritto che ogni malato ha ad essere curato, così come recita il giuramento di Ippocrate che, come ha scritto qualcuno, di questi tempi finisce per sembrare obsoleto.

Alberto ha trascorso gli ultimi mesi della sua vita fuori dal mondo, isolato, abbandonato dalle istituzioni che dovevano avere cura di lui. Ma fuori da quel luogo, Alberto non era solo. Ed è per questo che sono nate tante iniziative spontanee: tutti noi abbiamo provato a trasformare in azione la rabbia e l’indignazione che abbiamo sentito e che sentiamo ancora. Una rabbia che forse non smetteremo di sentire mai.

Il Comitato “Cure Negate Alberto Falco” ha l’obbiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sul diritto alla cura, di sostenere quanto più possibile i familiari di Alberto nella battaglia legale che combatteranno per avere giustizia ed infine di promuovere la figura di Alberto Falco come artista aldilà del caso di malasanità di cui, purtroppo, è stato vittima.
Quella di Alberto è stata una vita straordinaria, piena di incontri, di musica, di bellezza, una vita che resta per noi la cosa più bella da ricordare e raccontare.

New Music Etude #1 fa parte di un progetto tutt’oggi in progress di mc&mc, il duo costituito da Marco Cappelli (chitarre) e Manfredi Clemente (live electronic), che ha sviluppato un suo linguaggio del tutto personale galleggiando in perfetto equilibrio elettro-acustico, tra elementi di rigorosa scrittura e libera improvvisazione.
All’inizio del 2020 nc&mc ha ideato un percorso di rielaborazione di arie e madrigali tratti dalle raccolte di Giulio Caccini Le Nuove Musiche (Firenze 1602) e Nuove musiche e nuova maniera di scriverle (Firenze 1614). Interrotto il lavoro a causa della pandemia, Marco Cappelli e Manfredi Clemente lo presentano in anteprima nel juke-box virtuale del Festival delle Letterature Migranti. In particolare,  New Music Etude #1 è liberamente ispirato a Dalla porta d’Oriente (1614) ed è stato realizzato lavorando a distanza con la mezzosoprano Daniela Del Monaco ed il tenore Sandro Naglia, tra Palermo, Napoli e New York.
La straordinaria flessibilità del materiale originale si presta – secondo lettura di mc&mc e dei due cantanti ospiti – a fare da trampolino di lancio per un viaggio dagli orizzonti pressoché infiniti, sospeso tra passato, presente e futuro. m.c.

Side A - My Father (Cappelli - Falco, 2000) / 5’46”

Marco Cappelli chitarra classica - Alberto Falco chitarra elettrica
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Side B - New Music Etude #1 (Cappelli - Clemente, 2020*) / 3’28”

Daniela Del Monaco contralto - Sandro Naglia - tenore Marco Cappelli - chitarre - Manfredi Clemente - live electronics Con la partecipazione straordinaria di Alicia Cappelli-Gouverneur e Kai Blanchard vocals
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Maria Chiara Casà

Maria Chiara Casà (Canicattì, Agrigento, 1994) Hha Iniziato lo studio della composizione sotto la guida di Giovanni D’Aquila, conseguendo in seguito i diplomi in Pianoforte, Direzione d’orchestra e Composizione per Musica applicata alle immagini. Il suo catalogo comprende opere da camera, musiche di scena, brani per orchestra e destinati alle immagini. Nel 2015 ha diretto la prima esecuzione della sua Consolazione mirabile per quattro sassofoni, violino, pianoforte e percussioni alla presenza di Sofija Gubajdulina, nell’ambito della rassegna “Nuove Musiche” del Teatro Massimo di Palermo. Con la fiaba musicale Il Piccolo Principe ha vinto il concorso “Per spartito preso” dell’Associazione Siciliana Amici della Musica (prima esecuzione Politeama Garibaldi di Palermo). Le sue opere sono pubblicate Casa Musicale Sonzogno.

Black Hole / Andata e ritorno
Black Hole e Andata e ritorno sono due pezzi uniti tra loro dalle sonorità tipiche della soundtrack, entrambi realizzati interamente con strumenti virtuali e synth. Il primo è più concettuale, costruito su di un sistema per fasce sonore e phasing, il secondo invece risulta all’ascolto più radiofonico/commerciale.
In Black Hole  l’obiettivo è stato infatti quello di creare un paesaggio sonoro in cui non fosse
possibile, o almeno non sempre, percepire il tempo utilizzato, come in prossimità di un buco nero, e di giocare molto sui nuovi timbri e i diversi impasti sonori che si possono ottenere mescolando i suoni dell’orchestra, qui priva della famiglia dei legni, con l’elettronica.
Andata e ritorno è nato invece da una semplice riflessione: a volte gli studi che un giovane pianista deve affrontare per migliorare l’agilità della mano su scale, arpeggi, ottave e così via possono apparire ripetitivi e pesanti, spingendo alcuni ad allontanarsi o a lasciar perdere definitivamente lo studio dello strumento. Considerando che soprattutto da giovani non è facile comprendere l’utilità della “tecnica”, ho cercato di conciliare lo sviluppo di un aspetto particolare come l’arpeggio con la piacevolezza dell’ascolto. La traccia del pianoforte è
quella principale, che da sola potrebbe essere considerata uno studio pianistico di media difficoltà: su di essa si sviluppa tutto il resto e le tracce di elettronica derivano infatti dalla parte pianistica, con diversi tipi di lavorazione in DAW. m.c.c.

Side A - Black Hole (2020)* / 3’09”

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Side B - Andata e ritorno (2020)* / durata: 3’15”

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Ornella Cerniglia

Ornella Cerniglia è una pianista e compositrice che dopo gli studi accademici al conservatorio e all’università di Palermo ha scelto di dedicarsi soprattutto alla musica contemporanea, con particolare riguardo alle avanguardie americane e italiane. Nel Maggio 2009 ha realizzato al Teatro Goldoni di Livorno la prima esecuzione assoluta, degli arrangiamenti di brani di Syd Barret firmati da Marco Lenzi. Nel 2011 ha inciso, insieme con il mezzosoprano Irene Ientile, il disco Canti della terra e del mare di Sicilia, con la prima registrazione assoluta di alcune opere di Alberto Favara. Nel 2012 ha collaborato con il Centro Sperimentale di Cinematografia di Palermo per la realizzazione delle musiche del documentario Joseph Whitaker. Nel 2015 ha partecipato all’istallazione Music for the Queen di Alessandro Librio, suonando “immersa” in uno sciame di api. Nel 2017 ha pubblicato per l’etichetta Almendra Music l’EP L’Attesa. Nel corso degli anni Ornella Cerniglia ha realizzato le prime esecuzioni assolute di opere di Marco Betta (Punti nel cielo e Scene da “1492”), Armando Gagliano (Of any Flowers), Francesco Pennisi (Deragliamento) e Marco Spagnolo (Hommage). Inoltre è pianista residente del Self-Standing Ovation Boskàuz Ensemble guidato da Mezz Gacano, con il quale ha registrato il disco Kinderheim.

Notturno Primo / Notturno Secondo
Il titolo dei brani non deve trarre in inganno l’ascoltatore, sebbene nel Notturno Primo si intraveda in controluce la forma tripartita del notturno romantico.

I due pezzi sono legati fra loro: il materiale sonoro che affiora nel primo, riemerge e acquista maggiore nitidezza nel secondo.

I due Notturni vogliono essere un elogio alla notte, intesa non come un “luogo” oscuro e tenebroso, bensì come il momento in cui tutto ci appare più chiaro, come il tempo in cui le nebbie del giorno si dissolvono nel silenzio e svelano ciò che la luce nasconde. o.c.

Side A - Notturno Primo (2020)* / 4’05”

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Side B - Notturno Secondo (2020)* / 4’13”

Ornella Cerniglia pianoforte e synth

registrazioni effettuate il 20.09.2020 da Gabriele Giambertone @ Blunetwork Record, Palermo.

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Manfredi Clemente

Manfredi Clemente è compositore elettroacustico di base a Palermo. Il suo lavoro si concentra sul concetto di immagine sonora, sulla sua fenomenologia, sul suo carattere evocativo, sulla sua spazialità. Proprio su questi temi si articolano tanto i suoi studi musicologici quanto il MRes e il PhD in Electroacoustic Composition che ha conseguito nel 2017 presso la University of Birmingham (UK), sotto la supervisione di Jonty Harrison. Il suo interesse per l’applicazione delle tecniche e della cura tipiche dell’acusmatica ad altri campi artistici (teatro, performance, danza) lo ha portato a curare il sound design e le musiche per vari spettacoli e a collaborazioni frequenti con artisti visivi e compagnie teatrali.
Dal 2017 al 2019 ha lavorato presso il Teatro Massimo di Palermo in qualità di tecnico audio-visivo, curando e collaborando alla regia sonora e video di varie produzioni di grande respiro. dall’Autunno 2020 è collaboratore artistico presso il medesimo Teatro e cura le regie e riprese sonore per le attività di streaming e archivio.
Manfredi Clemente ha suonato su quasi tutti i grandi acousmonium europei e in molti dei più importanti festival internazionali dedicati alle musiche elettroacustiche e di ricerca. Le sue composizioni hanno ricevuto vari riconoscimenti internazionali, fra cui il Primo premio PresqueRien 2019, dedicato alla memoria di Luc Ferrari; il premio Banc d’Essai 2018 del GRM di Parigi; il Primo premio del Festival Di_Stanze 2014 (IT); il Secondo premio Franz Liszt 2017.

Risveglio o Della morte del sogno / New Music Etude #2  – Amarilli
Risveglio è il primo studio sul tema della liturgia, intesa tanto nel suo originale senso civile, di servizio pubblico, quanto nel suo odierno senso religioso. Nasce da una riflessione sul rito e la ritualità, sul tentativo inesauribile dell’uomo di superare l’ineluttabilità del tempo nella ripetizione, sul disperato desiderio di riconnettersi al sacro, negandone così quella stessa irraggiungibilità che tale lo rende. Risveglio sarà parte di un lavoro di più ampia scala per voci ed elettronica, la terza composizione in forma di suite elettroacustica dopo La forme duparadoxe (2017) e Buificazioni(2020).
New Music Etude #2 – Amarilli deriva da un progetto di mc&mc, il duo costituito da Marco Cappelli (chitarre) e Manfredi Clemente (live electronic), incentrato sulla rielaborazione di arie e madrigali tratti dalle raccolte di Giulio Caccini Le Nuove Musiche (Firenze 1602) e Nuove musiche e nuova maniera di scriverle (Firenze 1614). In particolare,  New Music Etude #2 è liberamente ispirato ad Amarilli mia bella (1601) ed è stato realizzato lavorando a distanza con la mezzosoprano Daniela Del Monaco ed il tenore Sandro Naglia, tra Palermo, Napoli e New York. m.c.

Side A - Risveglio o Della morte del sogno. Studio per una liturgia (2020)* / 4’

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Side B - New Music Etude #2  - Amarilli (Cappelli - Clemente, 2020*) / 4’23”

Daniela Del Monaco contralto - Sandro Naglia - tenore Marco Cappelli - chitarre - Manfredi Clemente - live electronics
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Gianni Gebbia

Gianni Gebbia (Palermo 1961) è un sassofonista, improvvisatore e compositore impegnato in una personalissima ricerca musicale fin dall’inizio degli anni Ottanta che lo ha condotto a incontrare vari generi (jazz, etnica, contemporanea, ambient, impro radicale), alla ricerca di una sua sonorità personale, caratterizzata – tra l’altro – dal ricorso a tecniche estreme, fra cui la respirazione circolare. Ha realizzato numerose incisioni e lavorato al fianco di artisti come Heiner Goebbels, Fred Frith, Gunther Sommer, Peter Kowald, Lindsay Cooper, Jim O’Rourke, Henri Kaiser, Ernst Reijsiger, Raul Ruiz e Pina Bausch. In particolare, nei due brani destinati al Juke-Box virtuale, Gianni Gebbia ha collaborato con:
Giovanni Verga, compositore ed improvvisatore elettroacustico. Dopo essersi laureato al Dams di Palermo ha proseguito i suoi studi a Berlino, diplomandosi in Musica elettroacustica alla Hanns Eisler Hochschule für Musik Hanns Eisler. Ha collaborato con la Berliner Lautsprecher Orchestra e con varie compagnie teatrali tedesche e italiane. Insieme con Gianni Gebbia ha dato vita al duo Cupis, protagonista di un tour in Giappone nel 2016.
Max Ferraresi (Dj Max ), storico dj della scena riminese, che fa parte dai suoi esordi della scena lounge italiana. Da segnalare le frequenti incursioni negli ambiti dell’improvvisazione e del jazz contemporaneo, come dimostrano le collaborazioni con Zero Tolerance, Gianni Gebbia e Francesco Cusa.

Daruma’s Call Remix / Marcato
Due brani di epoche molto lontane tra loro tra loro, che ho accoppiato a questo periodo particolare perché entrambi furono registrati in tempi non sospetti e non infetti, scambiandosi i file musicali a distanza: procedura divenuta oggi d’uso quotidiano. g.g.

Side A - Daruma’s Call Remix (2018) / 4’07”

Gianni Gebbia sassofono contralto - Giovanni Verga synth
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Side B - Marcato (2000) / 3’17”

Gianni Gebbia sassofono contralto - Max Ferraresi giradischi

Registrazioni effettuate a Berlino nel 2018 (Daruma’s Call Remix) e a Palermo e Castrocaro Terme nel 2000 (Marcato).

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Gabriele Giambertone

Gabriele Giambertone, polistrumentista, compositore e arrangiatore vive e lavora a Palermo, dove ha studiato chitarra classica, composizione e, attualmente, musica elettronica al Conservatorio “A. Scarlatti”. Producer e sound-designer di musiche per danza, teatro e pubblicita, lavora da anni con istituzioni pubbliche e private producendo musica strumentale, elettroacustica, concreta, soundscapes e sonorizzazioni, curando l’intero processo di produzione.
Vincitore del Primo Premio al concorso nazionale “Enel Digital Contest” con le musiche dello spot pubblicitario “Rombo di Tuono” a cura del gruppo MENTEPLASTICA.
Menzione Speciale “Migliori Musiche Originali” per il “Tindari Festival – Premio Teatrale Parodos”; per lo spettacolo “Essere Elettra”.
Da diversi anni collabora con “Istituto Luce -Cinecitta” in qualita di compositore producendo in particolare le musiche per i film “Diario di Tonnara”, di Giovanni Zoppeddu -selezione ufficiale 2018 alla “Festa del Cinema” di Roma e “Bulli e Pupe”, di Della Casa -Ronchini, presentato al “Torino Film Fest” e finalista al Nastri d’Argento 2019.
All’attivita di musicista affianca quella di insegnante lavorando nell’ultimo decennio per istituti sia pubblici che privati. La sua attivita di musicista lo ha portato ad esibirsi in italia e all’estero sia come concertista che come autore.

Passaggi / Opening Act
I due brani, pur avendo sonorita diametralmente opposte, condividono la ricerca di atmosfere intime ed introspettive.
Passaggi si sviluppa su una ricerca timbrica rarefatta, materica ed al contempo alienante, vuole essere una riflessione, uno sguardo su questo periodo storico travagliato nel quale si è dovuto riconsiderare spazio e tempo, solitudine e socialita.
Opening Act è invece un brano minimalista, intimo e scuro. Un ostinato al pianoforte introduce il tema affidato al violoncello la cui melodia rimanda ad un ricordo malinconico di un passato opaco e lontano.

Side A - Passaggi (2020)* / 5’

registrazioni effettuate nell’ottobre 2020 da Gabriele Giambertone @ Blunetwork Record, Palermo.

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Side B - Opening Act (2020)* / 3’07”

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Pietro Leveratto

Pietro Leveratto (Genova 1959) è un contrabbassista, compositore e arrangiatore presente sulla scena del jazz italiano sin dalla fine degli anni Settanta (ha registrato il suo primo disco nel 1977). Nel corso degli anni ha condiviso il palco e lo studio di registrazione con importanti musicisti italiani e d’oltreoceano, suonando in tutte le rassegne europee di una certa rilevanza. Attivo anche sulla scena della musica contemporanea, insegna Composizione per il corso di jazz del Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma.

Folksong / Dos canciones de decir adios
Folksong che ho scritto nel 2019 per Cecilia Vendrasco non è altro che un disegno, fatto con una matita colorata, che si muova sulla carta quasi come danzasse. Folklore immaginario, l’atto di suonare in solitudine che prevede la presenza di altre persone disponibili non solo all’ascolto ma anche a sentirsi parte in causa, persino disposte a ballare: i passi a sottolineare il ritmo mentre il flauto dipana le sue trame.
Dos canciones de decir adios è un breve brano bitematico, originariamente destinato alla colonna sonora di un film ma che non venne realizzato. Fu anche l’occasione per lavorare sull’elaborazione elettronica dei suoni degli strumenti tradizionali per i quali avevo scritto la partitura: un’occasione di cui avevo approfittato con entusiasmo. Dimenticato in un cassetto riapparve la scorse primavera; quasi sempre la musica va dove meglio crede avanti e indietro nel tempo, e riascoltandolo, il pezzo mi parve misteriosamente indicato ad accompagnare quello che vedevo dalle finestre di casa in quei giorni, musica di attesa e di silenzio. p.l.

Side A - Folksong (2019) / 2’27”

Cecilia Vendrasco flauto
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Side B - Dos canciones de decir adios (2019) / 3’49”

Francesco La Bruna violino - Giovanni Mattaliano clarinetto basso - Fabrizio Francofonte percussioni - quintetto d’archi - Pietro Leveratto elettronica e direttore

Registrazioni effettuate a Venezia nel 2019 (Folksong) e a Palermo nel 2014 (Dos canciones de decir adios).

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Roberto Palazzolo

Roberto Palazzolo (Palermo 1989) è un compositore di musica concreta: musica creata in studio ed eseguita per mezzo degli altoparlanti. La sua ricerca si focalizza sulle possibilità musicali che offre il suono inciso su supporto digitale; il registratore e i microfoni sono i suoi strumenti di lavoro, con i quali cattura i suoni per manipolarli in digitale. Consegue la Laurea con il massimo dei voti in Musica Elettronica presso il Conservatorio “Alessandro Scarlatti” di Palermo, prendendo parte alla programmazione artistica istituzionale con diverse installazioni sonore. Suoi brani sono stati eseguiti in diversi festival di musica contemporanea a Gibellina, Kansas City, New York e Lisbona. Alla composizione affianca lo studio della rigenerazione del suolo attraverso le buone pratiche dell’Agtricoltura Sinergica.

Materia / Vocem
Materia è il progetto musicale della mia tesi di laurea triennale. Il brano è stato creato attraverso la tecnica della sintesi granulare, che “polverizza” i suoni, li rende estremamente frammentati e permette di creare fitte trame sonore partendo da brevi impulsi. Il nome del brano deriva dai materiali usati: legno, ceramica, plastica e ferro. Con la sintesi granulare ho voluto sottolineare le peculiarità soniche dei materiali registrati, il timbro, le risonanze che generavano percuotendoli o sfregandoli tra di loro. Il senso di tutto ciò è un viaggio con la lente d’ingrandimento tra le particelle.
Affascinato dalle possibilità espressive della voce umana, intrapresi un breve studio sui fonemi e sull’articolazione linguistica. Qualche anno fa studiavo e analizzavo le tecniche di sintesi del morphing di Trevor Wishart, con cui riusciva a trasformare la voce umana in versi di animali e suoni ambientali. Pertanto organizzai delle registrazioni di voci maschili e femminili, nelle quali chiedevo di articolare fonemi e sillabe e di cantare note tenute; ne risultò una raccolta di frammenti vocali espressivi, curiosi e bizzarri che in seguito ricombinai insieme con suoni ambientali e rumori percussivi. Vocem è un brano evocativo: la voce che non significa alcuna parolaa ccentua la sua forza espressiva, è l’elemento scatenante in grado di provocare sensazioni viscerali. r.p.

Side A - Materia (2015)

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Side B - Vocem (2014)

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Salvatore Passantino

Salvatore Passantino (1992) è un compositore e violinista siciliano, diplomato con lode e menzione al Conservatorio “Alessandro Scarlatti” di Palermo, sotto la guida di Fabio Correnti. La cura del dettaglio, un’orchestrazione ricercata e l’interesse per il contrappunto sono i tratti salienti del suo linguaggio musicale. Non disdegna le influenze che provengono da mondi apparentemente lontani: musica antica, sperimentale, pop, classica e rock confluiscono in una sintesi compositiva sempre attenta al rapporto con il pubblico, anche in controtendenza con le principali correnti stilistiche contemporanee.
Nel 2016 ha realizzato su commissione del Teatro Massimo l’opéra-minute Haus (libretto di Fabrizio Lupo) e l’anno successivo ha scritto invece Minuscolo (libretto di Beatrice Monroy), un’opera sperimentale per bambini in età prescolare. Come violinista e compositore ha preso parte per tre anni consecutivi alla rassegna “Nuove Musiche” del Teatro Massimo di Palermo, proponendo ogni volta un nuovo lavoro: Octacordon (2016), Seirenes (2017) e Wave (2018). Bel 1919 ha realizzato su commissione dell’Orchestra Sinfonica Siciliana un’opera dal titolo Il Trionfo di Rosalia, composta a quattro mani con Fabio Correnti. Le sue partiture sono pubblicate dalla Casa Musicale Sonzogno e dall’International Choral Federation.

La Madonna della seggiola / La fornarina
I due brani sono tratti dal mio ultimo lavoro teatrale Rispondimi, Bellezza. Ho sempre pensato che comporre fosse un po’ come dipingere utilizzando i suoni piuttosto che i pennelli. Rispondimi, Bellezza è stata un’entusiasmante opportunità per mettere in pratica questa mia concezione. Ho immaginato una resa quasi visiva della musica: ognuno degli affreschi sonori costituisce infatti il corrispettivo musicale del dipinto al quale si ispira. I testi sono del poeta Davide Rondoni e l’opera è stata scritta su commissione della Gondazione “Pergolesi Spontini” di Jesi (Ancona) in occasione del 500° anniversario della morte di Raffaello Sanzio. Per il juke-box del Festival delle Letterature ho realizzato un nuovo arrangiamento per due pianoforti del mio La Madonna della seggiola, affidando invece al flauto e al pianoforte la rielaborazione della Fornarina. s.p.

Side A - Madonna della seggiola (2020)*

Fabio Pecorella pianoforti
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Side B - La fornarina (2020)*

Floriana Franchina flauto e pianoforte

Registrazioni effettuate a Palermo il 25.09.2020 (Madonna della seggiola) e il 28.09.2020 (La fornarina).

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Giuseppe Rapisarda

Giuseppe E. Rapisarda (Catania 1972) è un compositore, sound designer e pianista che ha partecipato a concerti, installazioni, produzioni fonografiche e teatrali in tutto il mondo. La musica lo accompagna da sempre: passione, studio, vita, scelta. Sin sai primi anni della scuola elementare canta e suona Easy dei Commodores, come del resto non disdegna di fare neppure oggi. Dopo i diplomi in Pianoforte e Composizione e quello in Musica Elettronica, sotto la guida di Alessandro Cipriani, ha approfondito la sua formazione con Trevor Wishart, Giacomo Manzoni, Barry Truax e Alexander Ciaikovski. È docente e coordinatore del corso di Musica Elettronica del Conservatorio “Alessandro Scarlatti” di Palermo.

FRDM / (h)ear
FRDM è un brano sulla libertà di parola e di espressione, e su come questi diritti vengono calpestati da noi esseri umani. Spesso svuotiamo la parola “libertà” dal suo senso profondo, la rendiamo impronunciabile, talvolta fino ad annientarla del tutto. Per queste ragioni ho scelto il titolo FRDM: non è un acronimo, è “freedom” senza le vocali.
(h)ear: un luogo che non è mai esistito. Oggetti sonori, provenienti da vari contesti, convivono e creano un paesaggio sonoro virtuale. La realtà è una illusione delle nostre orecchie, una questione di percezione. g.r.

Side A - frdm / 3’16”

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Side B - (h)ear / 3’50”

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Giulia Tagliavia

Giulia Tagliavia è diplomata col massimo dei voti al Conservatorio “Alessandro Scarlatti” di Palermo, sotto la guida di Donatella Sollima (pianoforte) e di Marco Betta (composizione). Inoltre studiato musica per film con Luis Bacalov all’Accademia Chigiana di Siena e composto, tra altre, la colonna sonora de La strada dei Samouni, vincitore come Miglior Documentario al Festival di Cannes 2018. Ha vinto il Premio Siae e il Primo premio al Contest di composizione bandito dalla Casa Musicale Sonzogno e Giovanni Sollima per i 100 Cellos (presidente della giuria Nicola Piovani.) È stata compositrice in residenza all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi ed è autrice di musica da concerto e dell’opera da camera La Gilda Furiosa, su libretto originale di Stefano Benni. È pianista del PMCE, l’ensemble di musica contemporanea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, con il quale ha suonato alla Biennale Musica, al Ravenna Festival e al Romaeuropa Festival. Dal 2019 è Advisor per la composizione musicale all’American Academy in Rome.

Tango Perpendicular / Impro Piano & Cello
Quando ho ricevuto la proposta di inserire due miei brani in un juke-box virtuale ho pensato subito alla connotazione vintage di questo oggetto per mille versi attuale, se pensiamo a come oggi ascoltiamo la musica sulle piattaforme on demand.
Il valore di un juke-box sta d’altronde proprio nel suo essere vintage: un oggetto da collezione, ma anche il richiamo di un’epoca passata.
Seguendo questa scia mi sono imbattuta in due brani che potrei considerare vintage perché risalenti a circa 10 anni fa… che proporzionati al mio periodo di attività lavorativa sarebbero più o meno i miei anni Sessanta!
In un senso più profondo, la scelta di andare a frugare nel mio archivio inedito mi ha offerto l’occasione di confrontarmi in prima persona col significato più profondo di vintage, ovvero il valore che un oggetto anche immateriale acquista nel tempo, ma anche l’impronta di uno stile, quanto si sia trasformato e quanto oggi invece sia rimasto.
Per il lato A ho scelto un tango per pianoforte che ho scritto su ispirazione di una poesia di Stefano Benni intitolata Tango Perpendicular. La data di composizione – o, per essere più vintage, l’“annata” – è il 2008.
Sul lato B ho invece messo una registrazione privata realizzata con il violoncellista Angelo Di Mino nel suo studio di Palermo. Si tratta di un’improvvisazione radicale, della durata di 25 minuti, ma di cui propongo solo i primi 5. Annata: 2010.
Perché questo accostamento? Il primo brano è una composizione scritta, dove le scelte sono frutto di cancellature, il secondo è un flusso di cui non abbiamo scelto i parametri, ci siamo seduti e abbiamo iniziato a suonare affidandoci solo al reciproco ascolto, alla concentrazione del momento. La musica è una materia misteriosa, possiamo collezionare dischi, strumenti e spartiti, ma i suoni delle registrazioni, perfino le più antiche dei primi del Novecento, vivono solo ogni volta che le ascoltiamo. Il juke-box diventa allora una scatola magica, che contiene insieme passato, presente e futuro. g.t.

Side A - Tango Perpendicular (2008) / 3’44”

Giulia Tagliavia pianoforte
Ascolta

Side B - Impro Piano & Cello (2010) / 5’01”

Angelo Di Mino violoncello - Giulia Tagliavia pianoforte
Ascolta

* Opere composte/rielaborate per il Festival delle Letterature Migranti 2020
Le schede dei brani sono state realizzate in base alle informazioni fornite dai compositori.

Le opere in copertina

Maledetti disegni 2020
inchiostro e collage su carta
cm 18×18
Francesco De Grandi

Study for ce1b _03.02.15 garden project _2015
photographic paper printed with durst lambda 130,
silk-screen printing on glass ar luxar
courtesy Fondazione Merz – Lia Rumma Gallery
Michele Guido