Marco Betta

Marco Betta

Biografia

Marco Betta (Enna 1964) ha composto opere per il teatro musicale, per il cinema, il teatro di prosa, e lavori di musica sinfonica e da camera. Le sue composizioni sono pubblicate da Ricordi e dalla Casa Musicale Sonzogno. Marco Betta studia composizione con Eliodoro Sollima e segue i corsi estivi di Armando Gentilucci (a Firenze) e Salvatore Sciarrino (a Città di Castello). All’inizio degli anni Novanta coordina le attività dell’archivio di partiture e documenti sonori del CDMC-Centro per la Documentazione della Musica Contemporanea di Palermo (direttore Gioacchino Lanza Tomasi), partecipa al progetto collettivo del Requiem per le vittime della mafia, su testo di Vincenzo Consolo, ed è nominato Direttore artistico della Fondazione Teatro Massimo (di cui è oggi Direttore artistico e Sovrintendente).

Come compositore esordisce nel 1982 al Festival Spazio Musica di Cagliari. Tra i suoi lavori si ricordano le opere teatrali Sabaoth e Sammael (1995) su testo di Giovanni Carli Ballola; Bellini, ultime luci (1996) e Notte per me luminosa (2016) su testo di Dario Oliveri; Averroè (1999) su testo di Daniele Martin, Nevebianca (2001) su testo di Giovanni Maniscalco Basile; Il fantasma nella cabina (2002), Il mistero del finto cantante e Che  fine ha fatto la piccola Irene? (2003) su testo di Andrea Camilleri e libretto di Rocco Mortelliti; Sette storie per lasciare il mondo (2006) e Il quadro nero (2015) su soggetto e testo Roberto Andò; Natura viva su testo di Ruggero Cappuccio (2010). Inoltre ha scritto le musiche per i film Maria Montessori (2006), Le cose che restano (2010) di Gianluca Tavarelli, Paolo Borsellino essendo stato (2016) di Ruggero Cappuccio, Veleni (2017) di Nadia Baldi, Viva la libertà (2013) e Una storia senza nome (2018) di Roberto Andò.

A queste composizioni si aggiungono anche l’opera in progress 1492 su testo di Davide Camarrone, ambientata a Palermo nell’anno fatale dell’espulsione degli ebrei, e le scene liriche Notte per me luminosa (2016), dedicate alla memoria di Massimo de Bernart e realizzate su commissione del Teatro Comunale di Modena per i 500 anni dalla prima edizione dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto.